
Presentiamo, come abbiamo fatto anche l’anno scorso, la sintesi di un report internazionale delll’UNODC (Ufficio dell’ONU sulle droghe e il crimine)[1] che è considerata la più affidabile fonte in termini di dati numerici e quantitativi sul femminicidio, malgrado le mancanze dei dati globali.[2] Nel documento in oggetto, contrariamente rispetto a ciò che fa il gruppo di ricerca su femminicidio, si preferisce il termine “uccisioni legate al genere di donne e ragazze” al termine “femminicidio”.
La ricerca “Uccisioni legate al genere di donne e ragazze (femicidio/femminicidio), Stime globali delle uccisioni di donne e ragazze legate al genere nella sfera privata nel 2021. Migliorare i dati per migliorare le risposte”, che si basa su dati provenienti da 103 paesi di tutto il mondo, è prodotta congiuntamente da UNODC e UN Women e mostra che, in media, più di cinque donne o ragazze sono state uccise ogni ora da partner intimi o altri membri della famiglia nel 2021.
Di tutte le donne e ragazze uccise intenzionalmente nel 2021, circa il 56% è stato ucciso da partner intimi o altri membri della famiglia (45.000 su 81.000), a dimostrazione del fatto che la casa non è un luogo sicuro per molte donne e ragazze. Le donne dovunque vengono uccise nella sfera privata dai loro (ex) compagni e famigliari, molto più degli uomini. Mentre, la stragrande maggioranza delle uccisioni in generale sono commesse da e contro gli uomini, solo l’11 per cento di tutti gli omicidi maschili avviene nella sfera privata.
I dati del 2021 mostrano inoltre che nell’ultimo decennio il numero complessivo di femminicidi è rimasto sostanzialmente invariato, ribadendo la causa strutturale e patriarcale del fenomeno. Anche se questi numeri sono allarmanti, la vera portata del femminicidio potrebbe essere molto più alta. Troppe vittime di femminicidio non vengono ancora conteggiate. Date le incongruenze nelle definizioni e nei criteri di collezione dei dati tra i paesi, per circa quattro donne/ragazze su dieci uccise intenzionalmente nel 2021, non ci sono informazioni sufficienti per identificarle come femminicidio, specialmente per quelle uccisioni che avvengono nella sfera pubblica (i.e. sex workers).
Per quanto riguarda le stime regionali, che assomigliano a quelle dell’anno precedente, l’Asia è di nuovo il continente che presenta il maggior numero di donne uccise in termini assoluti (17.800 donne e ragazze uccise solo nel 2021 per 100.000 abitanti femminili), mentre in Africa le donne uccise sono il numero più alto in relazione alla sua popolazione femminile (17.200 vittime). In particolare, il tasso di femminicidi legati alla famiglia è stato stimato a 2.5 per 100.000 donne in Africa, rispetto a 1.4 nelle Americhe, 1.2 in Oceania, 0.8 in Asia e 0.6 in Europa.
Il rapporto rileva inoltre che la pandemia di coronavirus del 2020 ha coinciso con un aumento del femminicidio in Nord America e in misura minore nell’Europa occidentale e meridionale. I dati provenienti da 25 paesi in Europa e nelle Americhe mostrano che l’aumento dei numeri è stato in gran parte dovuto agli omicidi compiuti da membri della famiglia diversi da coniugi e partner.[3] Mentre la pandemia da Covid-19 ha avuto impatti eterogenei nelle diverse regioni del mondo, le diminuzioni del tasso di femminicidi che sono avvenute in alcune sotto regioni, come spiega il report, potrebbero riflettere ritardi nella registrazione dovuti a Covid-19 piuttosto che riduzioni del numero di uccisioni.
I suggerimenti di questo report sono altrettanto importanti. Per cogliere l’intera dimensione di questo crimine e di districare la sua complessità è cruciale capire la dimensione del problema. La raccolta di dati sui femminicidi è un passo fondamentale per stabilire politiche e programmi volti a prevenire ed eliminare la violenza di genere.
Per rafforzare la raccolta e l’armonizzazione dei dati a livello globale, UNODC e UN Women hanno recentemente sviluppato il quadro statistico per misurare il femminicidio (Statistical framework for measuring the gender-related killing of women and girls (also referred to as “femicide/feminicide”)[4] che fornisce una definizione comune del femminicidio e stabilisce i criteri dell’identificazione di questo crimine di genere. Tranne il criterio di relazione tra la vittima e il perpetratore (relazioni di intimità o famiglia), altri criteri sono per esempio quando la violenza sessuale è stata commessa prima dell’uccisione o quando c’è mutilazione del corpo o quando la vittima lavorava nell’industria del sesso.
Inoltre, le informazioni disponibili sulle uccisioni che coinvolgono gruppi emarginati come donne aborigeni e indigeni e persone LGBTQI+ devono migliorare, perché è chiaro che le categorie più vulnerabili sono estremamente colpite dalla violenza di genere, persone delle quali all’interno del discorso dominante non si parla.
Ci preme ricordare, però che la gestione e la prevenzione del fenomeno del femminicidio non si esaurisce alla creazione di statistiche complete ed accurate, perché le donne morte non sono solo numeri da contare. In futuro, dobbiamo capire quali sono i bisogni delle sopravvissute, sentire le loro voci e poi agire sul piano sociale. Mentre il report fa riferimento a un quadro di prevenzione (“RESPECT”)[5] che include la diminuzione della povertà, noi sottolineamo che dobbiamo sradicare le cause strutturali di questo fenomeno che sono fondamentalmente l’ineguaglianza di genere e l’ingiustizia sociale. Non vogliamo solo meno donne uccise con l’intervento di autorità efficaci ma la trasformazione delle norme sociali e l’eliminazione del patriarcato attraverso un modello sociale differente!
Athanasia Kontochristou, in collaborazione con Margherita Apone
[1] https://www.unodc.org/documents/data-and-analysis/briefs/Femicide_brief_Nov2022.pdf
[2]https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2021/653655/EXPO_BRI(2021)653655_EN.pdf
[3]Per “la pandemia del femminicidio intra-famigliare” successa anche in Italia nel 2020 e 2021, i dati e gli approfondimenti sono riportati sui nostri report (https://femicidiocasadonne.wordpress.com/ricerche-pubblicazioni/) .
[4] UNODC presenterà i primi risultati dell’applicazione del quadro statistico nel 2025.
[5]Relationship skills strengthened (Rafforzamento delle capacità relazionali), Empowerment of women (Empowerment delle donne), Services ensured (Servizi garantiti), Poverty reduced (Riduzione della povertà), Environments made safe (Ambienti resi sicuri), Child and adolescent abuse prevented (Prevenzione degli abusi su bambini e adolescenti), Transformed attitudes, beliefs and norms (Atteggiamenti, credenze e norme trasformati).